Giacomo Ciamician
"In futuro l'energia solare sostituirà il carbone (1912)"
GLI AUTORI CI PRESENTANO UN PERSONAGGIO
DI INDUBBIO PRESTIGIO E DI GRANDE FASCINO.
UNO SCIENZIATO CHE HA SAPUTO CONIUGARE
- SITUAZIONE NON FREQUENTE -
LA SCIENZA CON LA FILOSOFIA E CON LA POLITICA, PARTENDO DALL'ARTE.
UN UOMO DOTATO DI NOTEVOLE SENSIBILITŔ UMANISTICA,
MERITEVOLE DI ESSERE CONOSCIUTO,
UN PRECURSORE NON VISIONARIO MA REALISTICO.
LA SUA VOCE È RIMASTA INASCOLTATA.
DALLA LETTURA DELL'ARTICOLO SI CAPISCE IL PERCHÉ
Agli
inizi del '900 il problema energetico e dell'esauribilità delle
fonti fossili si era già posto all'attenzione degli scienziati
più lungimiranti.
In quegli anni presso l'Università di Bologna insegnava un chimico
di fama internazionale, Giacomo Ciamician, che, triestino di nascita,
si era formato presso i più prestigiosi atenei stranieri. All'età
di soli 19 anni aveva proposto una teoria scientifica talmente ardita
da suscitare la dura critica del famoso D.I. Mendeleev e che invece
era destinata a essere poi confermata dagli studi di N. Bohr. Il giovane
Ciamician ben presto si rese conto che per espandere le conoscenze scientifiche
non bastava cibarsi di scienza. Scopre così un'altra sorgente,
apparentemente incongrua: la cultura umanistica. Mentre cresce scientificamente,
si appassiona di letteratura, filosofia, musica e teatro. Grande cultore
di J.W. Goethe, sostiene che nel processo della scoperta l'arte precede
la scienza. Il solo pensiero razionale e analitico non basta. Dichiarerà
che le sue più potenti intuizioni gli vennero in sogno. È
nella dimensione onirica che agisce il linguaggio dell'arte - sintetico
per eccellenza - con il quale vediamo e colleghiamo in modo nuovo gli
oggetti della realtà. L'ateneo viennese cercò, con allettanti
offerte, di accaparrarsi il brillante docente. La fuga all'estero del
prezioso cervello" fu scongiurata dall'intervento diretto del ministro
Baccelli, che provvide a raddoppiargli lo stipendio, a destinare fondi
per le sue ricerche e a conferirgli un'onorificenza.
Grande lettore di pubblicazioni scientifiche, costantemente aggiornato
sugli orientamenti del panorama mondiale, nel 1900 Ciamician elesse
la luce solare quale suo nuovo filone di studi. Oggi egli è riconosciuto
come uno dei padri fondatori della fotochimica, lo scienziato che propose
l'utilizzo dell'energia solare in sostituzione del carbone.
Un
primato invidiabile, un'occasione favolosa per lo sviluppo della ricerca.
Ma la politica italiana rimase pressoché indifferente alle parole
profetiche di uno dei suoi uomini migliori. I tempi erano certo precoci
per lo sviluppo delle applicazioni industriali, ma se si fosse iniziato
a investire nella ricerca l'Italia sarebbe oggi sicuramente più
vicina all'autosufficienza energetica.
Il pensiero di Ciamician appare quello di una persona dei nostri giorni,
mentre visse un secolo fa. Le tematiche che tratta, incentrate sull'ambiente,
sull'inquinamento, sulle fonti di energia, affrontano i problemi che
ancora oggi assillano i governi dei paesi industrializzati:
l'assuefazione
delle civiltà moderne all'uso dei combustibili fossili;
l'inquinamento
dovuto all'uso del carbone, che anneriva le città e l'umore degli
uomini;
l'esauribilità
delle riserve fossili;
l'inarrestabile
incremento del costo dei combustibili;
l'aumento
dei consumi di energia a livello mondiale. Le proposte di Ciamician
sono scientificamente e filosoficamente indirizzate verso un fine chiaro
e sicuro: l'uomo può apprendere dalla natura per imparare a fare,
senza causare danni all'ambiente.
Lo scienziato ebbe l'occasione di trattare tutti questi temi all'8°
Congresso Internazionale di Chimica Applicata, che si svolse negli Stati
Uniti nel 1912.
Il Congresso fu un evento di rilevanza storica per l'imponenza dell'organizzazione
e il prestigio della sede. Oltre alla parte puramente convegnistica,
furono organizzate delle visite presso stabilimenti industriali e laboratori
di ricerca all'avanguardia.
Poiché i suoi studi erano ancora allo stadio di ricerca pura,
quindi ben lontani da sviluppi applicativi, Ciamician pensò bene
di dare al discorso un taglio più filosofico e prospettico. Partendo
dal problema dell'esaurimento delle miniere di carbone, prospettò
la possibilità di utilizzare l'energia solare. Immaginò
quale contributo la fotochimica avrebbe potuto dare all'industria, al
fine di catturare l'energia proveniente dal Sole. Ciamician inizia il
discorso ponendo la seguente domanda: 'L'energia solare fossile è
la sola che possa giovare alla vita e alla civiltà moderna?".
Premettendo una serie di dati, quali la densità energetica media
della
radiazione solare incidente sulla superficie terrestre, le quantità
di carbone e di lignite prodotte insieme da Europa e America (nel 1909
ammontavano a 1 miliardo di tonnellate), arriva a stimare che la quantità
di energia solare annua, ricevuta da un territorio pari a 10.000 km2
, equivale al calore prodotto dalla combustione di circa 3 miliardi
di tonnellate di carbone. Ciamician osserva che ai Tropici l'energia
solare ricevuta da un territorio non più grande del Lazio equi-varrebbe
all'intera produzione mondiale di carbon fossile. E per rendere ancora
più evidente l'enorme quantità di energia che il Sole
ci rende disponibile rileva che il solo deserto del Sahara riceve giornalmente
6 miliardi di tonnellate equivalenti di carbone. Una così enorme
quantità di energia, peraltro gratuita e quotidiana, rende quasi
trascurabile quella di origine fossile immagazzinata in migliaia di
anni.
Ciamician passa poi a esaminare anche altre fonti energetiche quali:
il carbone bianco, ovvero lo sfruttamento dell'energia meccanica prodotta
dalle acque, il cui potenziale mondiale fu stimato dal professor Engler
in 70 miliardi di tonnellate equivalenti di carbone; la sostanza organica
secca delle piante, che noi oggi chiamiamo biomassa, stimata in 18 miliardi
di tonnellate equivalenti di carbone. Ciamician affermava: -È
poco, ma tuttavia questo poco è già ora 17 volte superiore
all'attuale produzione mondiale di carbon fossile e lignite in un anno".
Con la seconda domanda, Ciamician si chiede se sia possibile far aumentare,
artificialmente, l'attuale produzione di materia vegetale. La sua risposta
è un sì netto, cui però fa seguire una considerazione
più moderata: 'Non si pretende di sostituire al carbon fossile
la materia organica prodotta dalle piante, ma ...". Molto probabilmente
lo scienziato mirava a "tranquillizzare" i potenti industriali
del petrolio e del carbone; ma ai più, presenti al congresso,
fu evidente la convenienza economica di sviluppare e diffondere su larga
scala [idea proposta da Ciamician: accelerare la crescita delle piante
attraverso moderne tecniche agronomiche. In pratica, si trattava di
selezionare il tipo di piante più adatte a essere catalizzate
nel loro accrescimento, per poi coltivarle nelle regioni climaticamente
più favorevoli del pianeta e risolvere definitivamente i problemi
delle industrie cartarie, energetiche, tessili, alimentari e chissà
quant'altre.
Ciamician suggerisce anche il tipo di processo industriale più
razionale per massimizzare la conversione in energia: essiccazione dei
raccolti, processo di gassificazione, contestuale recupero dell'ammoniaca
prodotta, combustione in loco del gas ottenuto con recupero dell'anidride
carbonica, e infine la conversione in energia meccanica ed elettrica.
Inoltre, i prodotti di scarto (ammoniaca e anidride carbonica), invece
di essere dispersi nell'ambiente, sono recuperati e reimmessi in nuovi
processi produttivi: l’ammoniaca nella produzione di concime azotato;
l’anidride carbonica, opportunamente convogliata nelle serre botaniche,
quale concime atmosferico".
Ma
come fare per fissare l’energia solare mediante reazioni fotochimiche?
Ciamician ipotizza che un primo modo potrebbe essere quello di imitare
"semplicemente" il processo delle piante, che assorbono il
carbonio presente nell'atmosfera e lo trasformano in Zuccheri con lo
sviluppo di ossigeno.
Ma la vera soluzione sarebbe quella di riuscire a trasformare, mediante
opportuni catalizzatori e sensibilizzatori, un miscuglio di acqua e
anidride carbonica in ossigeno e metano o eseguire altri processi endoenergetici".
Sarebbe poi conveniente realizzare questi processi nelle zone del pianeta
dove la radiazione solare è massima, ovvero, nelle regioni desertiche
e tropicali.
Lascia chiaramente intravedere lo sviluppo di un'industria fotochimica
la quale, attraverso l'uso appropriato di sensibilizzatori chimici e
di radiazioni solari, potrebbe sintetizzare azoto, anidride solforica,
ammoniaca, ecc.
Ancora sollecita gli astanti a immaginare pile di nuova concezione,
di tipo fotoelettrico o basate su processi fotochimici.
Propone un piano di portata planetaria per lo sfruttamento dell'energia
solare. Dato che la densità luminosa solare non è uguale
per tutte le regioni del mondo, ma è in funzione della latitudine,
lo scienziato suddivide il mondo in due fasce. Quella dove la vegetazione
è lussureggiante, come le regioni della fascia tropicale, e quelle
aride, come gli altipiani e i deserti. Nelle prime, si potrà
lasciare alle piante il compito di fissare l’energia solare, poiché
là esse crescono rigogliose. Nelle seconde, dove il clima rende
ogni coltivazione proibitiva, sarà la fotochimica artificiale
a catturare l’energia solare. Così Ciamician conclude: "'Sull'arido
suolo sorgeranno colonie industriali senza fuliggine e senza camini:
selve di tubi di vetro e serre d'ogni dimensione - camere di vetro -
s'innalzeranno al Sole e in questi apparecchi trasparenti si compiranno
quei processi fotochimici di cui allora solo le piante avevano il segreto
e il privilegio ma che l’industria umana avrà saputo carpire
...".
Se i paesi moderni sapranno compiere una simile transizione tecnologica,
quando in futuro il carbone sarà esaurito, la civiltà
non per questo dovrà cessare, "ché la vita e la civiltà
dureranno finché splende il Sole". Per garantire il futuro
alla civiltà, Ciamician sa che occorre un cambiamento radicale
in campo energetico: un cambiamento di portata storica, paradigmatico.
Perché il passaggio da una "civiltà del carbone,
nera e nervosa ed esaurientemente frettolosa (a una) forse più
tranquilla dell'energia solare avrebbe comportato vasti cambiamenti
culturali, sociali, politici, economici. Da tutto questo "non ne
verrebbe un gran male per il progresso e la felicità umana".
Una società che soddisfa i propri bisogni con l’energia del Sole
sarebbe alquanto diversa da una che usa il carbone: in gioco c'è
la felicità umana, categoria tutta filosofica. La felicità
è allora tutt'altro che indipendente dalla scelta politica e
quindi tecnologica dell'uomo.
E se prima l’appello a intraprendere la via dell'innovazione era rivolto
all'imprenditore, in chiusura, Ciamician si riserva di parlare al politico,
perché "la fotochimica dell'avvenire non deve essere riserbata
a sì lontana scadenza". Poi si fa più preciso, come
in un discorso programmatico di governo: L'industria farà cosa
assennata giovandosi anche presentemente di tutte le energie che la
natura mette a sua disposizione". Infine c'è ancora una
domanda, che stavolta è rivolta a tutti: "Finora la civiltà
moderna ha camminato quasi esclusivamente con l’energia solare fossile,
non sarà conveniente utilizzare meglio anche quella attuale?".
Ispirato dalla capacità che le piante hanno di usare l’energia
solare, fu il primo scienziato a investigare le reazioni fotochimiche
in un modo sistematico, così che oggi è considerato uno
dei pionieri della fotochimica moderna.
Bibliografia
e siti web
Ciamician G., La fotochimica dell'avvenire, Bologna, Zanichelli, 1913
Ciardi M. Linguerri S., Giacomo Ciamician, chimica, filosofia, energia,
Bologna, Bonomia University Press, 2007
Giunta M., Giacomo Ciamician, scienziato e filosofo dell'energia solare,
Bologna, tesi di laurea, 2006
Taccone D., Giacomo Ciamician, le passioni di uno scienziato: l'insegnante
e il politico, Bologna, tesi di laurea, 2006
Gruppo di Storia dell'energia solare, http://www.gses.it
Bibliografia
Massimo Giunta (Consulente peril risparmio energetico) e
Daniela Taccone (Università di Bologna)
Il Perito Industriale 02/2008)
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