Alle fonti rinnovabili non c'è alternativa
Un
quarto di secolo fa potevamo ancora permetterci di mettere a confronto
le fonti energetiche disponibili e di disquisire sul loro ruolo, sulle
scelte che avremmo potuto fare, sugli investimenti da operare. Oggi
non più. La crisi politica ed energetica che stiamo vivendo c'impone
di ricorrere a tutte le fonti possibili in una sinergia che ci permetta
di conservare il benessere attuale
In
Italia le fonti energetiche servono ad alimentare innanzitutto le centrali
elettriche. Occorre perciò partire da queste, a cominciare da
quelle più vecchie, ricollocando le risorse grazie a progetti
che, fruendo delle tecnologie avanzate, si sappiano confrontare in termini
di rendimenti e costi non solo in fase di gestione, ma lungo tutta la
loro vita: dall'idea al progetto, dalla realizzazione al collaudo, dalla
gestione alle manutenzioni periodiche, dal loro abbattimento per obsolescenza
all'esaurimento delle ultime scorie che eventualmente hanno prodotto.
Non esiste, infatti, solo la nostra generazione, ma anche quelle future.
Gli impianti o le centrali non hanno solo consumi diretti - materiali,
combustibili, risorse, energia, etc. - ma anche indiretti: il terreno
sul quale questi sono costruiti, i trasporti che richiedono, l'aria
e l'acqua che utilizzano, l'ambiente circostante che con la loro presenza
condizionano. Un impianto di buona efficienza energetica non può
quindi essere conteggiato solo con i pochi parametri del ragioniere,
ma nel contesto più ampio dell'edìticio, che impegna sia
l'investitore sia tutto ciò e tutti coloro che - volenti o nolonti
- sono coinvolti nel progetto.
Lo scenario dell'elettricità
Oltre ad offendero il paesaggio e ad inquinare l'ambiente, il territorio
e la salute pubblica con i loro tralicci. i loro condotti. le loro soluzioni
ingegnoristiche, le centrali termoelettriche emettono in atinosfera
tonnellate di biossido di carbonio (4,0 ton/tep nel ce so del carbone,
3,3 ton/tep nel caso del petrolio, 2.4 ton/tep nel caso del metano),
ma anche enormi quantità di vapor d'acqua che potrebbero essere
meglio utilizzate. Né si può chiamare "pulito"
il carbone che oggi queste centrali intendono usare. quando prevedono
in fuoriuscita non solo oltre 3.5 ton/tep di biossido di carbonio, anziché
le 4,00 del carbone sporco, ma anche - a meno di costose filtrazioni
- idrogeno solforato, biossido d'azoto e altro polveri sottili.
In Italia sono ancora troppe le centrali termoelettriche che forniscono
energia in sede locale, anche se le popolazioni limitrofe ed i loro
amministratori, oggi più attenti di Ieri agli aspetti ambientali
e salutari, le osteggiano con sempre maggiore determinazione e chiedono,
sostenute da ambientalisti, ecologisti e politici di varie parti, almeno
due cose: che quelle centrali siano alimentate da fonti rinnovabili
(solare, eolica, idroelettrica, geotermica, a biomasse, pelagodinamica)
e che i vapori delle ciminiere non contribuiscano ad aumentare l'effetto
serra, ma siano utilizzati, come vedremo più avanti, in modo
da rientrare nei parametri di Kyoto. Tra le fonti alternative, anche
se non rinnovabili, non abbiamo citato l'energia nucleare da fusione
(sull'altra, dopo le decisioni da parte dei governi che l'hanno utilizzata
per decenni d'eliminarla dai loro programmi futuri, è meglio
stendere con sollievo un pietoso sudario) o quella derivata dall'idrogeno,
in quanto purtroppo ancora immature.
Il costo di conversione, ove non inquinato da speculazioni o manovre
tardo furbesche, non è così elevato come spesso i responsabili
delle società elettriche ci vogliono far credere, in quanto dovrebbe
rientrare in buona parte nel ciclo periodico delle manutenzioni e dei
rinnovi delle apparecchiature che tutti gli impianti sono per loro natura
destinati a subire.
E' poi importante che sia I'Enel sia gli altri distributori d'energia
elettrica ed il GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale)
aprano effettivamente ai privati, non solo per favorire una più
ampia diffusione degli impianti alimentati da fonte solare, eolica,
idroelettrica, geotermica, a biomasse, pelagodinamica, destinati alla
micro-cogenerazione in case, edifici pubblici e scolastici, ospedali
ed industrie; ma anche per acquistare per la rete pubblica quell'energia
elettrica in esubero da questi prodotta.
In Italia le centrali termoelettriche consumano 55 Mtep (milioni di
tonnellate equivalenti petrolio) per fornire solo 22 Mtep d'energia
elettrica utile. La differenza va dispersa nell'ambiente, inquinandolo,
incluso lo scotto pagato per il basso rendimento termico della conversione
termoelettrica (2° principio della termodinamica, ciclo di Carnot).
Questo rendimento raggiunge appena il 36% (dati ufficiali), quando quello
delle centrali idroelettriche è assestato sull'80-90%.
Sempre in tema di numeri, il nostro consumo energetico da fonte primaria
supera 180 Mtep l'anno, che è pari a 3 tep pro capite (negli
Usa è più del doppio, nelle nazioni più povere
si arriva appena a 0,6 tep). Di questi 180 Mtep il 52% sono petrolio,
il 29% metano, il 7% carbone, il 7% idroelettrico ed il residuo 5% energia
elettrica importata. Visti da un'altra prospettiva, i nostri 180 Mtep
sono consumati per il 19% dall'industria (34 Mtep), per il 23% dai trasporti
(41 Mtep), per il 17% dagli usi civili e dall'agricoltura (31 Mtep),
per il 26% (48 Mtep) dalle centrali elettriche. Frazionando questi 48
Mtep il 12% (22 Mtep) è utilizzato da industria, usi civili,
agricoltura; mentre il 14% (26 Mtep) è, come abbiamo scritto,
quel calore refluo che va disperso.
L'aumento incontrollabile del costo del barile di petrolio, i bassi
rendimenti che le fonti non rinnovabili ed inquinanti (petrolio, metano,
carbone sporco o pulito esso sia) rendono sempre più conveniente
e necessario nelle centrali elettriche il ricorso alle fonti rinnovabili.
Da noi la disponibilità di queste fonti è ben maggiore
di quella che la natura concede ad altre nazioni, ove però l'utilizzo
è più diffuso. Oggi, sia le leggi sia le agevolazioni
economiche e finanziarie di fonte nazionale ed europea, ci spingono
e ci costringono in qualche maniera a ripensare il nostro attuale modo
un po' troppo disinvolto di usare energia.
Utilizzare
meglio
Quasi
sempre in Italia calore ed elettricità si ottengono separatamente.
Abbiamo, infatti, centrali termoelettriche che bruciano combustibili
non rinnovabili per ottenere elettricità, producendo calore che
va buttato quando, tutt'intorno, vi sono migliaia d'edifici piccoli
e grandi che consumano altro combustibile nelle loro centraline termiche
per produrre altro calore ed altro inquinamento. Il calore refluo scaricato
in atmosfera dalle centrali termoelettriche potrebbe essere incanalato
in apposite condotte sotterranee bene isolate e portato nelle case e
negli edifici degli abitati o aree industriali circostanti per riscaldarli.
Così, anziché tante centraline termiche che emettono calore
e gas inquinanti in atmosfera, ne avremmo solo una grande, quella della
centrale Enel, che le sostituirebbe tutte, riducendo in maniera tangibile
l'inquinamento e conseguendo bassi costi di gestione oltre che funzionalità
e sicurezza d'erogazione.
Altra soluzione interessante, già adottata dall'Enel nelle centrali
di nuova costruzione, per produrre energia elettrica con rendimenti
maggiori rispetto alle centrali termoelettriche è il cosiddetto
"ciclo combinato". Combinato perché prevede due cicli:
uno a gas naturale (aria più gas) e l'altro a vapore (acqua più
vapore). Nel ciclo a gas, attraverso un filtro silenziatore, l'aria
dell'ambiente esterno è sottoposta ad alta pressione in un compressore
prima di essere spinta in camera di combustione, miscelata al gas naturale
ed essere bruciata. I gas prodotti si espandono in una turbina che,
facendo ruotare un alternatore, genera elettricità. Anziché
disperderli in atmosfera, provocando inquinamento termico e biologico
ed ottenendo il basso rendimento indicato per le centrali termoelettriche,
questi gas (che raggiungono i 600 °C) sono immessi nel secondo ciclo.
Sono cioè convogliati in un generatore di vapore a recupero,
dove cedono calore all'acqua e la trasformano appunto in vapore. I gas
di combustione, così raffreddati, possono prendere la via del
camino, mentre il vapore prodotto va ad alimentare una turbina, che
aziona un secondo alternatore per produrre altra elettricità.
Il vapore in uscita è raffreddato, condensato e reintrodotto
nel generatore di vapore per riprendere il ciclo. Il rendimento elettrico
raggiunto con questo sistema sale così al 55%, 20 punti in più
del ciclo di generazione normale. Il circuito refrigerante, necessario
per il condensatore, è di solito rappresentato da una torre di
raffreddamento ad aria o ad acqua, che tuttavia potrebbe in molti casi
e perlomeno nella stagione fredda, essere anch'essa sostituita da uno
scambiatore studiato per alimentare un impianto di teleriscaldamento,
aumentando ulteriormente il rendimento del sistema.
Maisons
pour Etudiants, av. de Rhodane, Vidy / Lausanne
© Autore: de Lainsecg Eric, Ansien Collège, 1853 Yvorne |
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Foto
Società Svizzera per l'Energia Solare SSES
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Oltre alle grandi soluzioni che permettono di contenere l'inquinamento
termico e biologico e di migliorare il rendimento delle centrali elettriche,
esistono anche alternative alla rete pubblica a misura d'edifici, complessi
agricoli, turistici ed ndustriali, centri commerciali, ospedali, etc.
Vi sono piccoli generatori - fino a 35 kW - alimentati con e fonti rinnovabili
che sono disponibili per i casi più disparati: solari, eoliche,
pelagodinamiche, geotermiche, a gas naturale, a biomasse, a metanolo
od etanolo ottenuti da olio dl colza, grano, rifiuti, euforbie, etc.
Non citeremo qui esempi dei prodotti ed applicazioni esistenti o in
fase di messa a punto, perché sono davvero molti e ci richiederebbe
troppo spazio.
freno allo sviluppo di questi piccoli impianti, che tra l'altro potrebbero
fornire l'elettricità in eccesso alla rete ex pubblica, è
dato dalla egislazione o normativa italiana spesso ingarbugliata, inefficace,
carente e dall'opposizione cocciuta sia di alcuni operatori tradizionali
che non vogliono concorrenti che intacchino il loro volume d'affari
sia dello Stato, che preferisce ncassare le accise del carbone e dei
derivati del petrolio.
Per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, incentivi
per il mercato nterno, è stato di recente pubblicato il Decreto
Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 con il quale l'Italia recepisce
la Direttiva Europea 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica
prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato Interno dell'elettricità.
Questo decreto si propone di agevolare le fonti energetiche rinnovabili
che producono elettricità nel mercato italiano e comunitario;
incentivare il raggiungimento degli obiettivi indicativi nazionali,
che devono essere conformi agli impegni sottoscritti con il Protocollo
di Kyoto ed essere presentati nei tempi e modi stabiliti all'articolo
3, paragrafo 2, della Direttiva Europea 2001/77/ CE: concorrere alla
creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia; e,
last but not least, favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione
elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per applicazioni
agricole e montane.
Mancano tuttavia ancora oggi norme attuative che permettano, anche in
Italia, di razionalizzare i modi di produrre energia elettrica In linea
ed armonia con le politiche UE in tema d'ambiente e sviluppo sostenibile.
Dovrebbero inoltre essere semplificati i modi per ottenere gli incentivi
previsti, perché solo così si potrebbe accelerare a diffusione
nel mercato interno di fonti di energia rinnovabile. I passi positivi
che conducono all'efficienza energetica sono finora tre: il primo è
il nuovo recente decreto legislativo di recepimento della Direttiva
91/CE/2002 che prevede per prima cosa l'obbligo di installazione n edifici
pubblici o ad uso pubblico nuovi o ristrutturati di impianti solari
termici per la produzione di acqua calda sanitaria che soddisfi almeno
il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria; l'obbligo dl predisposizione
del nuovi edifici pubblici e privati per l'installazione di impianti
solari termici e fotovoltaicì (orientamento, dimensione superficie
ben esposta, cavedi, vano tecnico di dimensione opportuna). Il secondo
è il meccanismo "conto energia": (Decreto Legge approvato
il 25.07.2005), per l quale ogni kWh di energia prodotto da fotovoltaice
ed mmesso n rete GRIN è pagato € 0,45 per 20 anni, quando un
kWh della rete costa circa € 0,20. Ed il terzo sono le varie leggi regionali
di obbligo d'adeguamento dei regolamenti edilizi.
Essere efficienti
Le regole per essere efficienti dal punto di vista energetico sono il
pane quotidiano d'ogni buon tecnico. Egli le applica In virtù
delle proprie conoscenze, esperienze, capacità e della propria
professionalità, pur tenendo conto che, in funzione dei contratti
e dei rapporti, molte riguardano altri interlocutori: i committenti,
i clienti, 1 fornitori, i terzisti, gli opinionisti, le imprese complementari
alla HVAC (Heating, Ventilating & Air Conditioning), chi ha l'incarico
di fare le leggi e le norme d'attuazione. Come 11 perito sa, l'efficienza
energetica richiede innanzitutto una sana manutenzione programmata,
che garantisca la continuità nell'erogaztone del servizio e a
massima sicurezza nel funzionamento: solo questa ovvia misura consente
di risparmiare il 10-15% dei costi d'intervento. Sa anche che l'impianto
va costantemente aggiornato sia per la durata o per l'obsolescenza di
alcune apparecchiature rispetto ad altre sia per le continue innovazioni
tecnologiche che il mercato offre e che merita adottare. Sa poi che
questi aggiornamenti interessano non solo l'impianto, ma anche le reti
e la struttura stessa per la quale è stato realizzato, rivedendo
o rifacendo ad esemplo l'Isolamento delle pareti e delle condutture
o adottando soluzioni impiantistiche più efficaci dl quelle in
precedenza applicate. Gli esperti sostengono che tali misure possono
portare ad una maggiore efficienza energetica pari al 20-25% grazie
agli nterventi impiantistici; e fino al 50% ed oltre in virtù
dl quelli strutturali.
St.
Moritz/GR ©
Autore: Sun Technics Fabrisolar AG |
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Foto Società Svizzera per l'Energia Solare SSES
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Prima
negli USA, poi in Europa ed ora anche in Italia, alcuni installatori
ed impiantisti hanno costituito le ESCo (Energy Service Gempany), il
cui scopo è trasformare l'efficienza energetica del loro Committenti
in un business per entrambi. Con un approccio abbastanza innovativo
queste imprese effettuano ristrutturazioni, volte ad aumentare l'efficienza
energetica, ossia a ridurre il consumo d'energia primaria a parità
di servizi finali: si riducono le emissioni di anidride carbonica, ma
soprattutto le spese per i combustibili. I risparmi economici che ne
conseguono vanno a vantaggio della ESCo, che li impiegherà per
ammortizzare i costi d'investimento. Gli investimenti, infatti, sono
a loro carico, mentre il Committente continuerà a pagare, per
un numero di anni valutato in fase di definizione del contratto, gli
stessi costi energetici che aveva prima dell'intervento. I risparmi
economici di quegli anni saranno dunque incassati dalla ESCo che in
questo modo rientra dalle spese sostenute, guadagnandoci.
L'intervento si svolge in cinque fasi: un'approfondita diagnosi energetica
per individuare sprechi, inefficienze ed usi impropri, in funzione della
quale si ricavano gli elementi per predisporre il progetto degli interventi
da realizzare; la definizione del progetto esecutivo; il reperimento
dei capitali per l'investimento; la realizzazione dei lavori; ed infine
la gestione e la manutenzione degli impianti per il periodo concordato.
I contratti ESCo possono essere stipulati esclusivamente in caso di
ristrutturazione d'edifici ed impianti già esistenti, in quanto
solo per questi si possono conoscere i dati precedenti dei consumi d'energia
termica ed elettrica. La media dei costi sostenuti nelle ultime tre
stagioni costituisce, infatti, la base di calcolo sulla quale è
possibile stabilire i
tempi di rientro degli investimenti, ove gli interventi riguardano l'impianto
di produzione energetica (termica ed elettrica), quello di distribuzione
dell'energia termica, la coibentazione dell'edificio, l'illuminazione
ed i sistemi automatizzati d'accensione e spegnimento delle apparecchiature
elettriche. A controllare l'operato delle centrali, delle imprese e
delle ESCo c'è la certificazione EMAS (Eco-Management and Audit
Scheme), una normativa volontaria abbastanza severa, che tra l'altro
prevede la dichiarazione annuale obbligatoria delle prestazioni ambientali
del sito.
Si può dunque ottenere una valida e comprovata efficienza energetica,
per le aziende, per i tecnici, per le amministrazioni pubbliche, per
i cittadini, con un utilizzo più razionale e non inquinante delle
fonti realmente disponibili, ma c'è soprattutto la necessità
di farlo, prima che sia troppo tardi.
Bibliografia
Giuseppe Bearzi
Il Perito Industriale 06/2005
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