ALCUNI DATI SULLA DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA NUCLEARE
PER GENERAZIONE ELETTRICA
La
tecnologia nucleare, verso cui sempre più si stanno orientando
i grandi paesi in via di sviluppo come Cina e India per generare elettricità,
già fornisce un contributo significativo ai bisogni energetici
del pianeta come mostra la struttura per fonte (dati 2001) dell'energia
elettrica generata a livello globale (tabella 1).
Il 34% del totale dell'energia elettrica di origine nucleare viene generata
in Europa. Secondo dati NEA (Nuclear Energy Agency) 2002, l'utilizzo
del nucleare ha evitato l'emissione di CO2 in atmosfera per un totale
di 300 milioni di tonnellate in Europa e di 1200 milioni di tonnellate
in paesi OECD (ovvero OCSE). Ricordando che la CO2 è un gas serra,
cioè contribuisce al riscaldamento globale, appare evidente che
un mancato sviluppo del nucleare in Europa, associato ad una crescente
domanda di energia che fa ricorso crescente verso i combustibili di
origine fossile, non consentirebbe il rispetto degli obiettivi internazionali
in tema di emissioni di gas serra. In Europa la tecnologia appare in
ripresa non solo per effetto di Francia e Finlandia (dove il progetto
EPR = European Pressurised Reactor ormai si è imposto), ma anche
per effetto dei paesi centro-europei che si rivolgono per i loro piani
futuri alla tecnologia nucleare più moderna.
Contrariamente a quanto si crede (a causa dell' "effetto Chernobyl")
la moderna tecnologia russa - peraltro migliorata e validata da molti
progetti di cooperazione dell'UE - èsempre di più ritenuta
molto competitiva e rispondente a standard di sicurezza confrontabili
con quelli degli impianti occidentali. Nella recente gara per impianti
nucleari aggiudicata in Finlandia, sebbene alla fine si sia scelto l'EPR
franco-tedesco sviluppato da Framatome-Siemens (fors'anche per un effetto
"Unione Europea"), gli impianti di tecnologia russa sono stati
certamente quelli che hanno mostrato una significativa capacità
di competizione, avendo peraltro già dimostrato la loro possibilità
di imporsi in paesi extraeuropei (per esempio Cina ed India).
In figura 1 è riportata la ripartizione a livello mondiale dei
più importanti tipi di impianti nucleari. Gli impianti del tipo
ad acqua pressurizzata (PWR = Pressurized Water Reactor) sono di gran
lunga la tipologia più diffusa. Questa tipologia include i cosiddetti
WER di progettazione russa, che nulla hanno a che fare con gli impianti
come Chernobyl che sono di tipo RBMK, moderati a grafite, raffreddati
ad acqua e nati per produrre plutonio per usi militari.
Da notare che attualmente sono in esercizio, in 8 paesi, oltre 45 reattori
WER per una potenza complessiva di 32.000 MW, che non hanno mai dato
luogo ad alcun incidente significativo. Anche per questi impianti la
tecnologia utilizzata è quella ad acqua in pressione, che come
si mostrerà qui di seguito è attualmente la più
diffusa e definitivamente affermata a livello mondiale, completamente
diversa da quella di Chernobyl basata sull'uso della grafite e orientata
a fini militari.
I dati storici operazionali relativi agli impianti WER russi indicano
chiaramente non solo l'affidabilità della tecnologia, ma anche
la possibilità di ottenere prestazioni (per esempio disponibilità)
di tutto rispetto e che comunque consentono sempre - se la rete lo richiede
- un fattore di carico superiore a1l'80% (corrispondente cioè
a 7000 ore di funzionamento all'anno).
I grafici da figura 1 a figura 4 riportano una situazione aggiornata
ad oggi della potenza nucleare installata per la produzione di energia
elettrica nel mondo. Essi, con l'ausilio della legenda che indica i
vari tipi di reattori, dovrebbero risultare auto esplicativi. Ad esempio
si può notare che su un totale di circa 374 Terawatt elettro-nucleari
(TWe) installati nel mondo circa 245 sono dovuti a reattori ad acqua
in pressione (PWR) che in termini numerici sono 262 impianti su un totale
di 435. Tenendo conto, come mostrato nei grafici, dell'esiguità
numerica delle altre tipologie - salvo forse per il BWR - si può
quindi affermare che i reattori di gran lunga più diffusi nel
mondo sono quelli ad acqua in pressione.
I così detti impianti VVER (acronimo Russo per PWR - Pressurized
Water Reactor) costituiscono una porzione non trascurabile degli impianti
PWR (oltre il 15% in numero, mentre in termini di potenza questa percentuale
appare essere più bassa date le dimensioni relativamente contenute
dei WER più diffusi). Gli impianti WER russi oggi in esercizio
sono di tre diversi tipi:
. WER 230 da circa 400 MWe; è il tipo più vecchio con
significative deficienze di sicurezza, in particolare per il sistema
di contenimento che non è provvisto di un sistema di soppressione.
Avendo però realizzato le opportune migliorie dei sistemi di
sicurezza ci sono oggi in esercizio 11 reattori di questo tipo in quattro
paesi (Armenia, Bulgaria, Russia, Repubblica Siovacca) per circa 4500
MWe.
. WER 213 da circa 400 MWe; è il tipo più nuovo di questi
reattori di media taglia che include importanti miglioramenti nei sistemi
di contenimento (con l'aggiunta ad esempio di un "bubble condenser"
per la soppressione dei picchi di pressione in caso di LOCA - Loss of
Coolant Accidents = perdita di refrigerante primario) e nei sistemi
di raffreddamento di emergenza (ECCS con l'aggiunta di accumulatori
idraulici). Ci sono oggi 18 reattori di questo tipo in esercizio in
sei paesi (Finlandia, Repubblica Ceca, Ungheria, Russia, Repubblica
Slovacca e Ucraina) per un totale di circa 7500 MWe.
. WER 1000 da circa 1000 MWe; che accanto all'aumento di potenza include
un sistema di contenimento, che è confrontabile, in linea di
principio, con gli impianti di analoga generazione nei paesi occidentali.
Questo tipo di impianto non solo è stato in competizione in Finlandia
con l'EPR, ma ci sono 20 reattori di questo tipo in esercizio in 3 paesi
(Bulgaria, Russia e Ucraina) per un totale di 20,000 MWe.
In conclusione la tecnologia WER russa, facente parte della più
diffusa tecnologia PWR, può annoverare 32,000 MWe di potenza
installata nel mondo, alti indici di performance operazionali ed eventi
incidentali trascurabili da un punto di vista della sicurezza nucleare.
Questi dati sono estremamente significativi da un punto di vista referenziale
e commerciale.
Inoltre, è interessante notare che i Russi hanno ottenuto negli
ultimi anni risultati significativi nella commercializzazione dei WER
1000. Infatti, a parte le 2 unità di Temelin (avviate recentemente
nella Repubblica Ceca), le 4 unità in costruzione in Russia e
le 2 unità (Khmelnitsky e Rovno) in completamento in Ucraina,
ci sono 2 WER 1000 in costruzione in Cina (più un'opzione per
altre quattro), 1 in Iran e 2 unità sono state ordinate in India.
C'è da chiedersi se non sia il caso che i 25 dell'Unione Europea,
a propria salvaguardia ed autodifesa, non debbano in qualche misura
sostenere la tecnologia franco-tedesca dell'EPR nell'ambito di una ripresa
di programmi nucleari pacifici resi sempre più probabili da un
lato dalle bizze cui il mercato dei combustibili fossili sembra essere
affetto e dall'altro dalle stringenti regole che la salvaguardia dell'ambiente
impone per i cosiddetti gas serra, specie in vista dell'aumento nel
ricorso ai combustibili fossili per uso trazione.
Ultima
ora
Il Ministero della Sanità ha recentemente pubblicato un rapporto
relativo agli "effetti neuro-comportamentali" associati ai
campi magnetici in bassa frequenza (50 Hz).
Nel prossimo numero della rivista saranno presentati i principali temi
trattati al riguardo insieme alle novità introdotte dalle direttive
europee in tema di esposizione elettro-magnetica dei lavoratori professionalmente
esposti.
(Franco Battelli)
Bibliografia
Rocco Morelli
Il Perito Industriale - Luglio/Agosto 2004
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