Dopo
i black out: il silenzio !!!
Dopo
i recenti black out sembrava che si fosse riacceso un dibattito
nazionale sulla necessità di un ritorno ad una seria pianificazione
energetica in Italia. In realtà, come succede sempre nel nostro
Paese, una volta scampato il pericolo tutti hanno già dimenticato,
compreso quei media che oramai non fanno altro, nel contingente, che
spettacolizzare a proprio vantaggio anche i più gravi momenti che ci
affliggono, dimenticando poi la necessità di una continuità di
copertura di quei temi di fondo che soltanto nel pericolo sembrano
tutti toccare con mano. Consapevoli della lucidità che l'appartenenza
ai quadri tecnici di questa nazione impone si vuole proporre qui di
seguito alla riflessione di tutti alcuni temi "già
dimenticati", ma che dovrebbero invece impegnare la nostra classe
politica e dirigenziale in un'ottica di perseguimento del bene
collettivo.
Dipendenza
da gas e possibili effetti di mercato
La
quasi totalità degli impianti per la produzione di energia elettrica
realizzati a livello mondiale negli ultimi anni (si calcola circa
il 95%) sono stati progettati per bruciare gas. La EIA (Energy Information
Administration) del DOE (Department of Energy) degli Stati Uniti stima
che il consumo di gas naturale per impianti di potenza raddoppierà
entro il 2025. E' prevedibile che questa tendenza sia anche più accentuata
in Europa dove paesi ad elevata dipendenza energetica - come l'ltalia
- noncuranti di sani principi di sicurezza e diversificazione delle
fonti primarie, vanno sempre più abbracciando una dipendenza quasi
esclusiva dal gas, visto che, di fatto, il ricorso al carbone ed al
nucleare resta inibito.
La domanda che ci si pone dinnanzi a questo scenario, reso più complesso
dalla generale instabilità geopolitica e dal terrorismo internazionale,
è se il gas continuerà ad essere negli anni a venire sempre così disponibile.
In questo quesito si comprende non solo l'interrogativo circa la funzionalità
degli impianti e delle vene di adduzione in Europa che, essendo degli
ovvi obiettivi sensibili potrebbero essere oggetto di mirati attacchi
terroristici, ma anche gli aspetti di approvvigionamento e di mercato
che sono rispettivamente legati alle relazioni internazionali ed agli
effetti di mercato.
Circa gli effetti di mercato, le recenti esperienze statunitensi forniscono
già materia sufficiente per mettere sull'avviso i pianificatori energetici,
semmai qualcuno con questo compito ancora esista nel nostro Paese.
Nello scenario nordamericano, gli effetti di basse temperature nei
passati inverni, della debole produzione e relativa bassa capacità
di Stoccaggio disponibile, combinati con basse importazioni hanno
spinto al rialzo i prezzi del gas.
Così i prezzi del gas sul mercato spot, che a settembre 2001 erano
a circa 2 US $ per MegaBTU hanno raggiunto 7 US $ per MegaBTU nello
scorso marzo e si prevede che rimangano ora più o meno stabili a tale
livello in tutto il prossimo inverno per subire qualche lieve calo
nella prossima primavera.
Pianificazione
energetica di lungo periodo
La
Legge Istitutiva (del 1963) dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica
assegnava in maniera specifica all'Ente il compito di assicurare l'elettrificazione
del Paese nonché il servizio elettrico sul territorio nazionale.
Nella passata situazione di "monopolio" (qualcuno vorrebbe
far credere che quella di oggi è invece una situazione di "mercato")
l'Ente ha garantito tale servizio facendosi carico di impiantare e
gestire la necessaria potenza di riserva in un'ottica di lungo termine
e provvedendo ad attuare politiche di diversificazione delle fonti
primarie, di sicurezza degli approvvigionamenti e di diversificazione
delle tecnologie di generazione. In quella fase storica, il profitto
- sebbene non sgradito - non è stato obiettivo primario dell'Enel,
ma l'elettrificazione del Paese e la garanzia del servizio istituzionalmente
assegnatogli certamente è stato un obiettivo per- seguito e raggiunto.
Nell'attuale assetto, l'azienda Enel - che come ogni sana azienda
deve tendere al profitto - non ha obblighi o vincoli diretti circa
la necessità di garantire il servizio elettrico sul territorio nazionale,
ma un altro adeguato soggetto, pubblico o privato, che provveda a
svolgere questo compito oneroso non sembra ancora oggi individuato,
specie lì dove sono coinvolte politiche e scelte strategiche di lungo
termine o onerosi investimenti per accedere o riaccedere ad una tecnologia.
Pertanto l'unico soggetto a cui oggi può essere ricondotto l'obbligo
di questa garanzia è lo stesso Governo, che certamente non ha in materia
la snellezza decisionale e competenza attuativa che poteva avere il
vecchio Ente Enel, che era invece caratterizzato da autonomia gestionale.
Questo impone un ripensamento, per apportare i dovuti correttivi,
al modello che è stato sin qui realizzato per assicurare il servizio
elettrico nazionale; ripensamento che deve avvenire distinguendo chiaramente
tra le due diverse logiche, ovvero:
quella
del profitto, che è semplice espressione dell'efficienza del
processo;
quella
del servizio, che è dettata dalla sua indispensabilità
per il sistema economico e sociale, che non sempre è compatibile
con la logica del profitto, ma nondimeno necessaria.
L'
epoca che viviamo ha visto lo Stato recedere dal ruolo di imprenditore,
che pure è stato promotore di sviluppo per un lungo periodo storico.
Dover assistere ad uno Stato che declina il proprio ruolo nell'assicurare
i servizi essenziali di una società sarebbe la negazione stessa dello
Stato e dei presupposti su cui esso si fonda.
Improbabili
ripensamenti sul nucleare
La
demonizzazione di tutto ciò che è nucleare continua ad essere strumento
della politica, dei media a questa asservita e delle lobby antinucleari,
in un universo che è radiante per definizione e di cui non tutti sembrano
essere consapevoli. Di corretta informazione scientifica nessuno vuole
più sentirne parlare e gli interessi continuano a prevalere sulle
verità, mentre il riconoscimento di autorità scientifica è negato
a chicchessia, visto come i nostri scienziati - veri o presunti -
prendono parte al gioco di interessi che dividono le scelte per il
bene comune e rendono oggetto di scherno quelle scienze che li hanno
portati alla notorietà. In questo clima un eventuale ripensamento
sul nucleare in Italia sembra alquanto improbabile e il rientro nella
tecnologia da parte di questo paese non potrà essere a breve. Infatti,
un eventuale ripensamento sul nucleare non può che passare attraverso
una pianificazione energetica di lungo termine, che veda a livello
nazionale prima e a livello europeo dopo, gli aspetti di diversificazione
delle fonti e delle tecnologie, quelli di sicurezza degli approvvigionamenti,
nonché quelli ambientali, non certo limitati alle sole emissioni di
gas serra o di polveri inalabili, pur importanti nel contesto internazionale.
Una indispensabile campagna di informazione sullo stato dell'arte
della tecnologia nucleare, non può omettere i miglioramenti oggi conseguiti
nel campo della sicurezza e della radioprotezione, e dovrebbe evidenziare
come l'inventory europeo di plutonio - unico vero problema del nucleare
- accumulato essenzialmente dal settore militare possa trovare una
stabilizzazione ai suoi attuali trend di crescita prima attraverso
il suo impiego sotto forma di MOX in reattori di III Generazione,
già oggi disponibili, e successivamente (nel più lungo termine) attraverso
reattori di IV Generazione, oggi allo studio, ma realizzabili entro
il 2040. Inoltre la disponibilità di progetti e tecnologie europee
in questo campo dovrebbero essere incoraggiate anche al fine di:
far fronte
ad un panorama internazionale che vede un trend di prezzi in aumento
dei combustibili fossili per eccesso di domanda (India, Cina, paesi
emergenti);
competere
con le tecnologie russe che oggi sono le più competitive sul
mercato per effetto di gap esistenti nella struttura dei costi (del
lavoro, sociali, etc.);
dare
spazio al settore elettromeccanico nazionale ed europeo, già
in forte sofferenza;
perseguire
attraverso un obiettivo industriale di vaste proporzioni la possibilità
di far uscire il Paese in primo luogo e l'Europa tutta da una stagnazione
economia che si va profilando.
Conclusioni
E'
probabile che questi temi vengano ancora a lungo ignorati nelle sedi
decisionali opportune, come pure è probabile che gli interessi continuino
a prevalere sulle verità ad esclusivo vantaggio di pochi, ma la soluzione,
qualunque essa sia, in una matura democrazia non può che avvenire
abbandonando la via delle emozioni e intraprendendo una volta per
tutte quella dello studio, della seria informazione a servizio di
scelte orientate all'interesse generale e non a quello di poche lobby
di potere.
Bibliografia
Rocco Morelli
Il Perito Industriale - Gennaio/Febbraio 2004